Una nuova arma nella gestione dello scompenso cardiaco cronico

Lo scompenso cardiaco è una sindrome cronica e invalidante,  caratterizzata dall’incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione contrattile di pompa e di garantire il corretto apporto di sangue agli organi. La frequenza di questa patologia in Italia è di circa il 2% ma con un aumento progressivo con l’avanzare dell’età, interessando anche il 15% dei pazienti con età superiore agli 85 anni.

Lo scompenso cardiaco è una sindrome cronica e invalidante,  caratterizzata dall’incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione contrattile di pompa e di garantire il corretto apporto di sangue agli organi. La frequenza di questa patologia in Italia è di circa il 2% ma con un aumento progressivo con l’avanzare dell’età, interessando anche il 15% dei pazienti con età superiore agli 85 anni.

“Negli ultimi decenni sono stati fatti numerosi passi avanti da un punto di vista della gestione farmacologica di questo quadro clinico – afferma il dottor Gianfranco Delogu, direttore del reparto di Cardiologia dell’ospedale di San Gavino – ma oggi abbiamo dei dispositivi in grado di dare un significativo miglioramento dei sintomi e una riduzione netta delle ospedalizzazioni nei pazienti con grave compromissione della funzione contrattile”. La Cardiac Contractility Modulation (CCM) è una tecnica proveniente dagli Stati Uniti dove è stata approvata dall’agenzia FDA Americana nel marzo 2019, che si basa sulla stimolazione del muscolo cardiaco in un periodo molto particolare del suo ciclo, la fase di refrattarietà assoluta, e così facendo agisce a livello molecolare rimodulando le correnti ioniche interne alle cellule e infine garantendo una migliore performance cardiaca.

Gli studi internazionali evidenziano un netto miglioramento dei tassi di ricovero per scompenso cardiaco nei portatori di questo dispositivo, che tramite due piccoli elettrocateteri posizionati per via trans venosa garantiscono una stimolazione efficace al cuore con una procedura a basso rischio chirurgico, paragonabile all’impianto di un normale pacemaker. “Il nostro centro ormai da anni esegue questa tecnica, qualificandosi fra i piu esperti a livello del Centro Sud Italia,  con notevoli risultati in primis il netto miglioramento della vita dei pazienti impiantati, spesso con disfunzioni cardiache molto gravi e pertanto spesso ricoverati prima dell’impianto” afferma la dottoressa Maria Valeria Demontis, operatore senior del gruppo di cardiostimolazione dell’ospedale Nostra Signora di Bonaria di San Gavino Monreale.

La validità di questa metodica nel nostro centro è stata riconosciuta anche a livello del congresso dell’European Heart Rhythm Association tenutosi a Berlino ad aprile 2024, in cui il dottor Roberto Floris ha presentato il caso di un paziente candidato a trapianto cardiaco e poi successivamente bocciato per età avanzata che è stato sottoposto a impianto di CCM nell’autunno 2023. “Il caso presentato a Berlino è stato molto ben accolto dalla platea di esperti internazionali in quanto ha mostrato i benefici enormi che questa metodica può apportare ai pazienti correttamente selezionati. La tecnica chirurgica presenta alcune particolarità in quanto spesso va eseguita contro lateralmente alla normale sede d’impianto di un defibrillatore e inoltre necessità di un posizionamento in zone molto precise dei cateteri da pacing ma dopo alcuni anni di esperienza riteniamo di aver raggiunto un buon livello di sicurezza ed efficacia. Dal giorno dell’impianto il paziente ha recuperato la capacità di riposare la notte senza affanno e con un miglioramento importante della capacità fisica”, spiega il dottor Floris, cardiostimolatore all’ospedale Nostra Signora di Bonaria.

Aggiunge il dottor Delogu  “Il nostro obbiettivo è portare al nostro territorio e al maggior numero di pazienti, le piu’ moderne armi per combattere le principali patologie cardiovascolari. Lo stiamo facendo potenziando l’ambulatorio per la gestione dello scompenso cardiaco, l’ecografia avanzata con lo svolgimento di ecografie di alta complessità e bubble test e la cardiostimolazione, con il consolidamento di metodiche come il pacing delle vie di conduzione e la stimolazione con pacemaker senza fili”.

Fig.1 Radiografia di un paziente sottoposto a impianto di Cardiac Contractility Modulation, già portatore di defibrillatore cardiaco

Fig.2  La dottoressa Maria Valeria Demontis impegnata durante una seduta operatoria

Fig.3 Il dottor Roberto Floris con le infermiere del gruppo di Elettrofisiologia dell’ospedale Nostra Signora di Bonaria

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Ultima modifica

28 Gennaio, 2025