Radon

Cosa è il Radon E’ un gas radioattivo di origine naturale – inodore, incolore, insapore – presente sulla Terra in concentrazioni variabili da zona a zona, si disperde rapidamente in atmosfera, mentre si concentra negli ambienti chiusi e viene, quindi, considerato un inquinante tipicamente indoor. Da dove proviene il Radon Proviene principalmente dal suolo, soprattutto …

Cosa è il Radon
E’ un gas radioattivo di origine naturale – inodore, incolore, insapore – presente sulla Terra in concentrazioni variabili da zona a zona, si disperde rapidamente in atmosfera, mentre si concentra negli ambienti chiusi e viene, quindi, considerato un inquinante tipicamente indoor.

Da dove proviene il Radon
Proviene principalmente dal suolo, soprattutto dalle rocce presenti nel sottosuolo, specie se di origine vulcanica (graniti, pozzolane, tufi, lave) in quanto particolarmente ricche di uranio (progenitore del radon), secondariamente dai materiali da costruzione che da queste derivano e, in minor misura, dall’acqua.
Il radon è uno dei prodotti radioattivi della serie di decadimento dell’uranio-238 (U238) un elemento presente nella crosta terrestre sin dalla sua origine) e la sua caratteristica è di essere l’unico elemento in forma gassosa di questa serie; può dunque, a differenza degli altri elementi solidi, essere sprigionato dalle rocce e diffondersi nel terreno e negli ambienti di vita.
Il suo isotopo più stabile è il radon-222 (Rn-222) che decade nel giro di pochi giorni, emettendo radiazioni alfa (ossia nuclei di elio, costituiti da 2 protoni e 2 neutroni legati tra loro) e formando i suoi cosiddetti figli, ossia prodotti di decadimento tra cui il polonio-218 e il polonio-214 che emettono anch’essi radiazioni alfa, pericolose per la salute. La principale esposizione al radon delle persone avviene in casa, nei luoghi di lavoro e nelle scuole. La concentrazione dipende da quanto uranio è presente nel terreno sottostante l’edificio. Il radon migra dal suolo e penetra all’interno degli edifici attraverso fessure, attacchi delle pareti al pavimento, passaggi dei vari impianti (elettrico, termico, idraulico). I Iivelli di radon sono, quindi, maggiori nelle cantine e nei piani bassi.

Effetti sulla salute
Il radon e i suoi prodotti di decadimento sono classificati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), attraverso l’International Agency for Research on Cancer (IARC), come cancerogeni per gli esseri umani (Gruppo 1, categoria utilizzata quando c’è sufficiente evidenza di cancerogenicità per l’uomo).
Il radon e i suoi prodotti di decadimento, infatti, rappresentano la seconda causa del tumore polmonare (dopo il fumo attivo).
Il rischio di tumore polmonare aumenta proporzionalmente all’aumentare della concentrazione di radon e alla durata dell’esposizione.
Il pericolo per la salute dell’uomo viene non tanto dal radon in sé, ma dai suoi prodotti di decadimento (gli elementi “figli) che, essendo elettricamente carichi, si attaccano al particolato dell’aria e penetrano nel nostro organismo tramite le vie respiratorie.
Quando questi elementi “figli” si attaccano alla superficie dei tessuti polmonari, continuano a decadere e a emettere particelle alfa che possono danneggiare in modo diretto o indiretto il Dna delle cellule.
Se il danno non è riparato correttamente dagli appositi meccanismi cellulari, può evolversi dando origine a un processo cancerogeno.
Esiste un effetto sinergico moltiplicativo tra esposizione al radon e fumo da tabacco: i fumatori esposti al radon presentano un rischio circa 25 volte superiore rispetto ai non fumatori esposti alle stesse condizioni.

Come si misura
La concentrazione del radon si esprime in Becquerel per metro cubo (Bq/m3): 1 Bq/m3 corrisponde al decadimento di 1 atomo di radon al secondo in 1 metro cubo d’aria. La misurazione della concentrazione di radon può essere fatta in modo semplice con appositi rilevatori di piccole dimensioni (dosimetri) che vengono posizionati negli ambienti da monitorare. I livelli di radon all’interno di un ambiente chiuso variano sia nel corso della giornata sia nell’arco dell’anno. Per questo motivo, per una corretta valutazione della concentrazione di radon, è necessario che la misurazione sia effettuata per lunghi periodi di tempo (solitamente per un anno solare). Concluso il periodo di misurazione i dosimetri vengono analizzati in laboratori riconosciuti (nelle more del riconoscimento devono possedere i requisiti minimi di cui all’Allegato II del D.Lgs. 101/2020 e s.m.i.).

Gli interventi di risanamento
Esistono diverse tecniche per ridurre la concentrazione del radon negli edifici. Alcune di queste sono molto semplici ed economiche e possono essere sufficienti quando le concentrazioni di radon non sono elevate.
Nel caso in cui le concentrazioni di radon siano elevate, è necessario rivolgersi a professionisti qualificati (esperti in interventi di risanamento radon) che individueranno le tecniche ottimali da applicare per il caso specifico.
Gli interventi per la riduzione della concentrazione di radon nell’aria interna degli edifici sono finalizzati principalmente a ridurre l’ingresso del radon proveniente dal suolo sottostante l’edificio, come rilevabile dal paragrafo “La riduzione della concentrazione di Radon indoor” estratto dall’allegato C degli “Indirizzi in materia di sostenibilità ed eco-compatibilità nella costruzione/ristrutturazione di edifici al fine di migliorare la qualità dell’aria indoor, anche in relazione al rischio radon, per orientare i regolamenti edilizi in chiave eco-compatibile” (allegati alla Deliberazione della Giunta Regionale n. 5/31 del 29.01.2019).

Nell’ambito del Piano Regionale di Prevenzione 2014-2018 (adottato con la D.G.R. n. 30/21 del 16.6.2015 e rimodulato e prorogato al 31.12.2019 con la D.G.R. n. 33/9 del 26.6.2018) la Regione Sardegna, mediante l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Sardegna (ARPAS), ha realizzato un’apposita indagine (della durata di un anno) al fine di classificare il territorio regionale con individuazione delle aree a rischio radon, come previsto nel D.Lgs. 230/1995 e s.m.i. e nell’Allegato 1 del DPCM 12/01/2017 (relativo alla definizione e all’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza).

A tale scopo, a seguito di finanziamento ad hoc dell’Assessorato dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale, è stata stipulata apposita convenzione tra la ASL di Cagliari (in qualità di capofila regionale in materia di salute e ambiente) e l’ARPAS, per l’attuazione del Progetto “Classificazione del territorio regionale con individuazione delle aree a rischio radon”.

L’ARPAS, così come riportato nel Rapporto del Progetto, al fine di classificare le aree del territorio regionale in relazione alle concentrazioni di radon indoor.
– ha individuato nel valore della probabilità di superamento del valore di riferimento di 300 Bq/m3, definito dalla Direttiva 59/2013/Euratom, la grandezza significativa per classificare il territorio regionale;
– in attesa delle indicazioni derivanti dal recepimento della Direttiva 59/2013/Euratom e dal previsto Piano Nazionale d’Azione per il Radon, ha individuato quali aree a rischio radon i territori comunali di 49 Comuni nei quali la probabilità di superare il livello di riferimento di 300 Bq/m3 interessa più del 30% degli edifici.

Con Deliberazione n. 7/49 del 12.02.2019 la Giunta Regionale ha proceduto, prendendo atto dei risultati del Progetto attuato dall’ARPAS, alla classificazione del territorio regionale con individuazione delle aree a rischio radon.

In recepimento della Direttiva 2013/59/Euratom, in Italia è stato emanato il Decreto Legislativo 101/2020, successivamente modificato e integrato dal Decreto Legislativo 203/2022.

Il D.Lgs. 101/2020 e s.m.i., all’art. 11, c. 3, stabilisce che le Regioni devono individuare come aree a rischio radon, denominate aree prioritarie, i territori comunali in cui la stima della percentuale di edifici che supera il livello di 300 Bq/m3 di concentrazione di radon in aria è pari o superiore al 15% degli edifici, e non al 30% utilizzato precedentemente all’entrata in vigore del Decreto Legislativo in argomento.

Pertanto, rendendosi necessario aggiornare le aree a rischio radon del territorio regionale sulla base del suddetto nuovo criterio stabilito dall’art. 11, c. 3, del D.Lgs. n. 101/2020, l’Assessorato regionale dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale – come previsto nel Piano Regionale della Prevenzione 2020-2025 (adottato con la D.G.R. n. 50/46 del 28.12.2021) – ha provveduto a finanziare la relativa attività di aggiornamento alla ASL n. 8 di Cagliari (capofila regionale in materia di salute e ambiente) per la stipula di apposita Convenzione con l’ARPAS (approvata con la determinazione dirigenziale ATS n. 6825 del 30.12.2020), che ha provveduto a detto aggiornamento con l’individuazione delle aree prioritarie a rischio radon nelle quali la stima della percentuale di edifici che supera il livello di 300 Bq/m3 di concentrazione di radon in aria è pari o superiore al 15% degli edifici.
– Relazione ARPAS – Aggiornamento della classificazione del territorio regionale della Sardegna con individuazione della aree prioritarie a rischio radon in conformità a quanto previsto dell’ar. 11 comma 3 del D.Lgs. 31/07/2022 n. 101 [file pdf]

Preso atto dei risultati dell’attività di aggiornamento attuata dall’ARPAS, la Giunta Regionale, con Deliberazione n. 20/71 del 30.06.2022 ha proceduto all’aggiornamento della classificazione del territorio regionale della Sardegna con l’individuazione delle aree prioritarie di cui all’art. 11, c. 3, del D.Lgs. n. 101/2020 e s.m.i., identificando 162 Comuni della Sardegna quali aree prioritarie.

Come stabilito dal medesimo art. 11 c. 3 del D.Lgs. 101/202, l’elenco di tali aree prioritarie è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 241 del 14.10.2022.

Si specifica che il criterio di cui all’art. 11, c. 3, del D.Lgs. n. 101/2020 utilizzato, in ottemperanza a detta norma, per l’individuazione delle sopra citate aree prioritarie, è un criterio transitorio da seguire fino al termine di due anni dall’entrata in vigore del Piano Nazionale d’Azione per il Radon (PNAR), come stabilito dallo stesso comma 3, e che dovranno essere effettuate ulteriori misurazioni mediante nuove indagini al fine di individuare le aree in cui si stima che la concentrazione media annua di attività di radon in aria superi il livello di riferimento in un numero significativo di edifici, sulla base delle indicazioni e dei criteri tecnici contenuti nel Piano medesimo.
Al riguardo, si evidenzia che, con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’11.01.2024 in Italia è stato adottato il Piano Nazionale d’Azione per il radon 2023-2032 .

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Ultima modifica

3 Giugno, 2024